24 ottobre
di Geronimo Carreras · Pubblicato · Aggiornato
Vi ricordate la trasmissione Drive In su Italia 1? Quella dove un allora poco noto Giorgio Faletti impersonava una suora del fantasioso ordine delle Piccole Madri addolorate del beato Albergo del viandante e del Pellegrino, dette Le Gine...
Bene! Il nome di oggi non consta di ottantotto caratteri, ma poco ci manca! Ed il bello è che è vero!
Parliamo infatti della Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria. Ed ora la battuta è facilissima: non ha nulla a che fare con le dichiarazioni dell'ex ministro Salvini! Scomodiamo questa Congregazione perché oggi ricorre il festeggiamento di Sant'Antonio Maria Claret, vescovo fondatore di questa congregazione.
Antonio nasce a Sallent, paesino alle porte di Barcellona, nel 1807. La sua famiglia era assai numerosa, e per questo dovette dedicarsi da giovane al lavoro del padre,
Abbracciò la vita religiosa nel 1829, e nel 1935 partì alla volta di Roma, per diventare missionario. Purtroppo una malattia lo costrinse al ritorno in terra natia, e qui decide di fondare la nuova Congregazione di missionari consacrati alla vergine. Ii Figli del Cuore Immacolato di Maria patiranno molto durante la guerra civile spagnola: 271 di loro, infatti, diventeranno martiri della fede.
Nel discorrere quotidiano, ahimé neppure più tanto comune, alcune espressioni “storiche” assumono il ruolo di veri e propri sinonimi.
È vero che non sono sempre legati ad eventi infelici, ma è altrettanto vero che proprio questi ultimi sono ricordati con più facilità, e dunque anche più comunemente utilizzati nelle discussioni.
Il Muro di Berlino è spesso sinonimo di inflessibilità, il Dopo Muro è il periodo politico successivo al novembre 1989 e la Ostalgie è la nostalgia dell'est, per l'appunto in tedesco «Ost».
Il Martedì Nero, o anche Big Crash, è un giorno nefasto per antonomasia, riferendosi al crollo della Borsa di Wall Street nell'oggi 24 ottobre del 1929.
Potrei ricordare il Big Crash, per l'appunto; ma la storia d'Italia annovera un altro evento altrettanto disfattista, e mai termine fu più appropriato: la disfatta di Caporetto.
Era la Prima Guerra Mondiale, lungo la valle dell'Isonzo l'esercito capeggiato da Luigi Cadorna ebbe la peggio con le truppe austro-ungariche: alle due di notte del 24 ottobre 1917, gli austroungarici assaltarono il bunker di Caporetto distraendo gli avversari con i colpi di artiglieria pesante e sfondando a nord e a sud della linea difensiva italiana.
Undicimila morti, trentamila feriti e trecentomila prigionieri. Un tristissimo bilancio, che costrinse l'allora Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando a scegliere Armando Diaz (all'anagrafe Armando Vittorio Antonio Giovanni Nicola Diaz) come sostituto di Cadorna, la sera dell'8 novembre 1917 (compleanno di mia moglie...). Di Diaz si ricorda la resistenza successiva a Caporetto, sulla linea del Piave e sul monte Grappa.
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