29 gennaio
di Geronimo Carreras ·
Il primo santo di oggi è San Valerio di Ravenna.
La data di oggi, in verità, unisce due santi omonimi: il protovescovo di Treviri, vissuto tra la fine del III secolo e gli inizi del IV, e il vescovo di Ravenna, morto il 15 marzo dell'810, e ricordato oggi da una Chronica del 1286, probabilmente per una confusione di nome col vescovo di Treviri.
Per entrambi non vi sono elementi dai quali si possa ricavare un ritratto esauriente sotto il profilo agiografico. Anzi, per quanto riguarda il vescovo ravennate, una lettera di papa Leone III a Carlomagno non deporrebbe a favore della sua santità, anche se le critiche hanno probabilmente una giustificazione solo politica: essa racconta che due conti palatini, ospiti nella curia ravennate il giorno delle Palme (8 aprile 808), durante il pranzo ascoltarono parole “che per noi è un obbrobrio riferirvi per lettera”.
Da altre fonti storiche risulta invece che l'arcivescovo Valerio, che resse la diocesi di Ravenna tra il 788 e l'810, fu un pastore zelante non solo per il decoro delle splendide chiese della Romagna, ma anche per la salvaguardia dell'ortodossia, costantemente insidiata dall'eresia ariana.
Nel secolo XIII l'arcivescovo Simeone ne trasferì le reliquie in cattedrale (9 maggio 1222), concedendo una speciale indulgenza alla basilica di S. Apollinare in classe “per riverenza verso il beato Valerio”.
Assieme a San Valerio di Ravenna, ed il suo omonimo di Treviri, ricordiamo anche Sant'Aquilino, San Costanzo di Perugia, Santa Sabrina, San Gildas di Rhuys, San Potamione (o Potamio) di Agrigento, San Seustio e compagni, San Sulpizio Severo, Santi Sarbelio e Bebaia e Sant'Afraate.
Premessa che ovviamente non ha nulla di storico, ma che affermo con estrema convinzione: Quando valeva la pena guardarlo...
Erano le 22 di oggi lunedì 29 gennaio 1951, quando il grande Nunzio Filogamo annunciò sulla radio RAI «Signori e signore, benvenuti al Casinò di Sanremo per un'eccezionale serata organizzata dalla RAI, una serata della canzone con l'orchestra di Cinico Angelini. Premieremo, tra duecentoquaranta composizioni inviate da altrettanti autori italiani, la più bella canzone dell'anno.»
Il posto al tavolo costava 500 lire, sette giurati votavano dieci canzoni finaliste su venti ammesse alla gara, eseguite da soli tre cantanti: il lombardo Achille Togliani, le gemelle torinesi Dina e Delfina del Duo Fasano e la bolognese Nilla Pizzi. La prima vincitrice del Festival è stata Nilla Pizzi, con l'interpretazione di Grazie dei Fior.
La location cambierà solo nel 1977, quando si trasferì nel Teatro Ariston, ove ancora oggi si svolge la kermesse musicale più famosa d'Italia.
Rivediamo la vincitrice in una sua esecuzione del brano nell'edizione 1958/1959, in una puntata di Canzonissima. Piccola nota goliardica: la trasmissione fu realizzata al Teatro Massimo di Cagliari.
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