I Love Radio

Un Registratore a Bobine REVOX

Uno degli argomenti che più mi sta a cuore è la radio. Chi mi conosce, sa anche il perché: sono nato dentro uno studio radiofonico, quando le radio libere erano poco più di una scrivania, con attrezzatura antidiluviana che faceva suonare le più belle canzoni (IMHO) trasmesse “in modulazione di frequenza, stereo”.

C’era una volta la radio, quella che “montava il bobine” (il plurale è voluto) la notte, con metri e metri di nastro magnetico (il nastrone), e durante il giorno suonava vinili e musicassette dallo start manuale: un quarto di giro di piatto per il vinile, mezzo giro di mignolo per la musicassetta!


Eppure la radio è sempre lì! Con mille novità proposte, ed altrettante in cottura, ma da lì non si sposta! Guardiamo ad esempio l’analogico: paradossalmente, ciò che per la TV non è più andato bene (senza scendere nei dettagli normativi, che non sono oggetto della mia piccola riflessione), per la radio funziona ancora! 

La radio funziona, anzi più correttamente “continua a funzionare”, con i fisiologici alti e bassi di qualsiasi media. Nello snocciolare i dati di ascolto, ci sono alcuni data analytics particolarmente interessanti, che non dovrebbero passare inosservati, specialmente ai più avvezzi:

  1. Chi ascolta di più la radio, ha un’età compresa fra i 35 ed i 54 anni;
  2. Lo strumento di ascolto più utilizzato è l’autoradio.

Negli anni ’70 lo scenario radiofonico era chiarissimo: la radio era nelle case di molti, anche perché in TV non c’era chissà quale varia scelta!

Questa fotografia di allora, fa capire che in casa non poteva mancare la radio. E la radio era ascoltata sia dai teenager, sia dai ragazzi fra i 19 ed i 25 anni.

 


Negli anni ’80 abbiamo avuto un’esplosione artistico-musicale di rilievo, al punto che questo stile è diventato il core business di tantissime attività, dall’abbigliamento alla ristorazione, dalla arredamento… alla radio! Il vintage anni 80 è sempre in voga, con un numero considerevole di eventi che richiamano non solo il neon style, ma tutta una tendenza di trent’anni fa.

 

Ecco un esempio per tutti: non è una fotografia del set di Happy Days; è invece il Vinile di Carbonia! Il vintage style è dappertutto: dall’arredamento all’illuminazione, dalla musica d’ascolto alle serate di musica dal vivo! A guardare la foto, ci si aspetta un Ron Howard (il Ricky Cunningham di Happy Days) seduto al tavolo…

Un esempio di Vintage Style: il ristorante “Vinile” di Carbonia (SU)

Racconto tutta questa pappardella perché la musica, manco a dirlo, è la chiave di lettura della radio! Ed è fondamentale guardare lo scenario evolutivo della radio, per poi soffermarsi sulla realtà odierna, cercando un apostrofo idilliaco che caratterizzi questo o quel brand radiofonico.

Torniamo a qualche paragrafo fa: chi come.

È vero che c’è il DAB, è vero che diverse radio sono presenti sul DVB-T, è vero che qualcuna riesce a stare anche sul satellite (ad esempio tivùsat propone quarantasette canali sull’Eutelsat Hot Bird 13° EST a partire dal 601), ma la cosa più vera è che quel numeretto dell’FM rimane ancora in testa, partendo dallo storico 105.5 di Alberto Hazan alla nascita di Radio Studio 105 (oggi Radio 105) o l’altrettanto datato 101 dell’allora Radio Milano International (ora R101), per arrivare al 93.80 di Radio Monte Carlo da Monte Serpeddì (CA) o al 91.80 di Radio Italia Anni 60 Sardegna da Palazzo Griffa di Cagliari.

L’aspetto età è altrettanto fondamentale, per capire che la radio di oggi arriva alla “Generazione X”, a coloro che sono nati fra il 1960 ed il 1980.

Nelle mie frequenti elucubrazioni con un caro amico editore radiofonico, ho più volte sottolineato quale (sempre IMHO) dovesse essere il taglio artistico della sua radio.

Aperta parentesi: posto che c’è gente che ascolta UVB-76, una misteriosa stazione radiofonica russa che da trentasette anni trasmette quasi ininterrottamente un ronzio per 25 volte al minuto, e solo in alcuni rarissimi casi il ronzio si interrompe e lascia il posto a brevi messaggi (in russo); quindi vale sempre il detto “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”… chiusa parentesi.

Bisogna arrivare ai quarantenni allargati, che ascoltano la radio in macchina (che presuppone la valutazione anche del cosiddetto drive time

E non sfugge il fatto che l’autoradio non è più un optional delle quattro ruote, per non limitare il ragionamento alle sole automobili…

La musica, ma non solo: il taglio artistico della radio (o anche radio style) è il cocktail shakerato di canzoni, programmi, rubriche e voci, armonizzate ventiquattrore su ventiquattro

Numeri alla mano, del II semestre 2018: il totale dell’ascolto medio dei quarti d’ora sulle 24 ore è di 4.992.410 ascoltatori (insomma, 5 milioni di utenti), e di questi la metà ascoltano la radio in macchina.

Sicuramente la coda dell’occhio vede anche la tivù e gli smartphone, ma Eurobarometro 2015  assegna un 54% di fiducia degli ascoltatori alla radio, contro il 50% della stampa, il 49% della TV ed il 46% di Internet. E se questo dato lo mettiamo in relazione al fatto che il fenomeno dello zapping in radio è molto meno manifesto, si capisce facilmente quanto la radio sia commercialmente molto più penetrante rispetto ad altri media. 

Ovviamente il dato può essere ancora filtrato in base alla Targetability, ovvero alla capacità di raggiungere un certo tipo di ascoltatori. Un esempio in pratica: quale radio è la più ascoltata fra gli operai? E quale fra gli impiegati?

Un dato è certo, anzi due: quelli che ho scritto prima, sull’età e sul mezzo di ascolto! In termini assoluti, la radio è il secondo media preferito dagli italiani, ma anche grazie alla penetrazione social di Facebook, Twitter, Instagram e Linkedin, diventa il mezzo più efficace per fidelizzazione dell’utente.

 

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