Grazie Francesco!
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Il web è letteralmente sommerso dalla notizia della morte di Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio. Nulla di più normale, considerato il suo ruolo; ma credo che ci sia qualcosa di più in questa moltitudine di messaggi che si stanno succedendo nelle varie piattaforme e nelle testate di stampa.
C'è la figura carismatica di un innovatore, o forse sarebbe meglio dire un “rinnovatore”, della Chiesa e nella Chiesa. Papa Francesco, di origini italiane già dal primo ramo dell'albero genealogico (il papà Mario nacque a Torino, la nonna materna Maria nacque a Teo, un paesino nei pressi di Cabella Ligure), ha lasciato un segno indelebile durante il suo pontificato, sin dai primi giorni del suo insediamento. Celebre infatti una delle sue tante frasi: “Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”
Per i credenti, e forse anche per chi ci crede un po' meno o per nulla, questa “morte” è più sentita delle altre. Vuoi perché Francesco è andato più e più volte controcorrente -anche attirandosi commenti negativi e sontuose critiche- rispetto ai canoni ecclesiastici, vuoi perché è stato un Papa molto più vicino alla gente; sta di fatto che questo Papa ha smosso le coscienze del mondo in svariate occasioni, cosa che non è da tutti (i Papi).
Un Papa vicino agli ultimi, ai poveri, ai sofferenti... non solo con la preghiera, ma anche e spesso con la testimonianza fisica.
Un Papa che ha condannato la guerra fino all'ultimo istante della sua esistenza.
Un Papa che ha vissuto il dolore, la paura, e l'ha condivisa con tutti... un Papa umano!
È l'immagine di Papa Francesco che prega nel Sagrato della Basilica di San Pietro in piena pandemia Covid-19.
Mai nessuno fece qualcosa di simile! Certo, tutti i Papi hanno parlato in quel Sagrato, ma pieno di gente. Eppure Francesco è riuscito a parlare a tutto il mondo, anche se in quella piazza non c'era nessuno, con queste parole: “Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio”.
Papa Francesco ha visitato la nostra amata Sardegna, fra l'altro dedicando un pensiero particolare per la Basilica della Madonna di Bonaria, alla quale era fortemente legato.
Anche in quell'occasione, e posso testimoniarlo di persona poiché ero lì a fotografarlo, il Papa degli ultimi ha dimostrato con i fatti quanto la sua vocazione era vera e non di facciata: durante la visita alla città, a bordo della “papa-mobile”, nella salita di Buoncammino, si è fermato davanti alle mura del carcere, salutando i reclusi.
Sì, io c'ero! Tanti di noi c'erano, molti oggi stanno ripostando le foto che li ritraggono vicini al Santo Padre, segno che questo Papa era vicino alla gente, vicino alle persone normali, vicino ai fedeli ed anche a chi la fede non l'ha mai avuta.
Oh, a dire il vero, ci sono anche tante persone che si stanno prendendo meriti che non hanno, ma anche questo è pressoché scontato. Lo disse Oscar Wilde per bocca del suo Dorian Gray: “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about.”. Mettendo per un attimo da parte la traduzione letterale, il concetto (quantomai attuale) è sempre quello del “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.”. Peccato che la reputation cala sensibilmente quando la notizia assomiglia tantissimo ad una stortura della realtà, ma... oggi va bene così.
Un segno che il cristianesimo non può lasciare al caso: Papa Francesco lascia la vita terrena il giorno dopo Pasqua, il Lunedì dell'Angelo. Il significato del giorno successivo alla Pasqua è intriso di cristianità: rappresenta infatti il momento in cui la notizia della Resurrezione viene comunicata, e con essa la speranza di una vita eterna.
Certo, sarà un caso... Ma a me piace pensare che non lo sia, così come mi piace pensarlo per tanti altri segni.
Franciscus Pontifex Maximus: sit tibi terra levis.